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Chiesa di San Severo Maggio 2005
Orizzonti
Chiesa di San Severo
Orizzonti, l’arte nel Bacino del Mediterraneo
Maggio dei monumenti 2005
Ogni cosa è come in uno spazio di possibili stati di cose.
Questo spazio posso pensarlo vuoto, ma non posso certo pensare la cosa senza lo spazio.
L. Wittgenstein
Questo spazio religioso/artistico si pone come accadimento sacrale e propulsore di idee, connessione tra appunto l’arte stessa, la storia/memoria e la vita/viaggio. Il gioco di aprirsi a nuovi scenari spaziali non consente soste neppure quando si tratta di allestire opere in una chiesa storica di Napoli. E’ un tentativo di decifrare il mistero e di attivarsi per un’incontro tra culture espressive e refrattarie al mondo assillante dei consumi. Fuori (o ai margini) dalla sicurezza del territorio quindi, l’arte cerca di incontrare spazi, luoghi, lo straniero, lo s-conosciuto spettatore, il “mediterraneo”: l’arte per vivere chiede comunicazione oltre i propri confini spaziali. La vorticosa spirale dei mutamenti epocali (non solo nell’area del mediterraneo), continuamente cangianti, l’intreccio sempre più fitto tra comunicazione ed espressione, il flusso di riti, ide-azioni e di significati, l’aumento quasi incredibile degli scambi in “tempo reale”, di composizioni fantasiose, la possibilità di ricostituire al tempo almeno la memoria degli oggetti, la danza dei referenti su un palcoscenico straniero che si slarga senza sosta e che tende a confondersi con l’infinito, il continuo proporsi ad universale di ciò che prima era dimenticato, particolare è la contemporanea relativizzazione e particolarizzazione di ogni oggetto, il ventaglio sempre più esteso delle possibilità di aprirsi al mediterraneo, la continua gemmazione dell’arte nella conversione della vita, il continuo scomporsi e ricomporsi dei sotto-insiemi oggettuali e la formulazione di nuove prospettive del prodotto dell’arte, il generalizzarsi delle idee, il confluire ed il defluire della vita….nell’arte…. …tutto ciò ed altro ancora, pone tutti questi artisti verso le condizioni per una profonda e irreversibiie trasformazione della propria attivita artistica e della propria vita, quale correlato inevitabile e necessario della trasformazione personale (e non solo dell’oggetto/opera) verso altre terre. E’ cosi non puo aver confine l’arte, che sia locale, mediterranea, nazionale 0 occidentale, americana 0 europea. E’ cosi che l’arte proiettandosi nel “futuro prossimo” ricerca lo straniero, il viaggiatore, lo spett-attore. Cosi anche l’oggetto d’arte e la pittura acquistano significato a partire dal “vuoto/assenza” del proprio territorio. Fare arte nel campo degli accadimenti umani è, in primo iuogo, decisione di non separare il mondo di questi accadimenti da quello degli eventi espressivi, di considerarli, nello svolgimento della ricerca artistica, come un vortice locale del turbinoso continuo mutare della natura umana: ciò implica un’intenzione e passione forte di costruire strumenti per ricercare nell’arte stessa. Ma il fluire epocale obbliga tutti questi artisti a cambiare in continuazione profezie e visioni, perchè le loro materie sono un osservante mutevole di un osservato in continuo movimento (ma, senza una conoscenza dei percorsi espressivi precedenti, senza la precedente storia insita negli oggetti recuperati dal sonno, le tappe inventive non avrebbero senso alcuno per chi osserva). Tutte le tappe evolutive artistiche e le rivoluzioni espressive sulla materia, sull’oggetto testimoniano un mutamento, uno stravolgimento e perfino un capovolgimento di ciò che è accaduto prima: ma, appunto, mutamento, stravolgimento 0 capovolgimento di oggetti, forme e visioni in movimento. L’espressione artistica, contiene memoria e storia, crea ri-scatto: essa deve essere, per sua stessa natura, continuamente ri-creata, attiva, pro-pulsive nell’incessante e maniacale produzione di oggetti (cui l’uomo comune solitamente non da valore).